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La voragine che si è aperta in una stradina interna del comprensorio di case Ater, della zona Centocelle a Roma, a causa di uno sversamento fognario, ha lasciato in eredità una suggestiva scoperta. Nel sottosuolo di Tor de’ Schiavi, tra Centocelle e il Prenestino, c’è un’altra città. I tecnici, quando sono giunti sul posto per un sopralluogo, guardando sotto terra si sono trovati di fronte all’inaspettato: si è svelato infatti un fitto reticolato di gallerie, un labirinto, sconosciuto fino ad allora, che in base a una prima mappatura si estende per circa dodici ettari sotto il quartiere. E il calcolo potrebbe essere al ribasso, visto che per il momento non è stato possibile esplorare ulteriormente l’area. Presto però la meraviglia ha lasciato spazio a una certa preoccupazione. Il labirinto sotterraneo presenta, infatti, alcuni punti di instabilità che secondo la protezione civile richiedono l’immediata messa in sicurezza. Ma a preoccupare sono soprattutto le perdite dalla rete idrica e fognaria della zona, che contribuiscono a indebolire le gallerie causando crolli come quello avvenuto a gennaio. Ed ecco che un ampio quadrante del quartiere, nel Municipio V, ha scoperto di poggiare su basi non poi tanto solide. Si potrebbe intervenire subito: basterebbe capire chi deve farsi carico dei lavori. Un nodo che, tuttavia, non sembra così facile da sciogliere. La questione è emersa nell’ultima commissione capitolina Lavori pubblici, in seduta congiunta con la commissione Ambiente, convocata inizialmente per capire in quanto tempo sarà possibile richiudere la voragine che si è aperta tra i lotti Ater ormai quasi un anno fa, che è tuttora aperta ma recintata. In pochi minuti però, non appena l’ingegner Gianluca Ferri della protezione civile ha preso la parola, è stato chiaro che il problema è ben più complesso di quanto poteva apparire guardandolo dall’esterno. Ha raccontato infatti che, quando gli speleologi di Roma Sotterranea hanno aperto la strada, si sono trovati di fronte cavità profonde anche quattro metri sotto la superficie ma di cui nessuno conosceva l’esistenza. I cunicoli non sono neanche censiti tra i rifugi antiaerei della Capitale e non è chiaro, al momento, quale potesse essere la loro funzione e fino a quando siano stati usati. Quello che è certo è che bisogna stabilizzare subito le aree più pericolose e la protezione civile ha anche stimato i costi della messa in sicurezza prioritaria: poco più di 653mila euro.