Meteo: Freddo e Neve non tarderanno molto. Sbuca anche il Burian. Ecco quando


di  Redazione, 11-11-2025 ore 09:30      Condividi su facebook  Condividi su whatsapp  


L’inverno 2025/26 potrebbe non tardare a mostrare il suo volto più autentico. Secondo l’indice teleconnettivo OPI (October Pattern Index), elaborato dal Centro Studi Climatologici e Teleconnettivi – un progetto tutto italiano sviluppato dal team CSCT Meteo – ci sarebbero le premesse per due importanti fasi fredde a cavallo tra la fine di novembre e la prima parte di gennaio. Le proiezioni stagionali suggeriscono l’arrivo di aria molto fredda dall’Est Europa e, in alcuni scenari, persino il rischio di un Burian anticipato.

L’indice OPI: la chiave per leggere l’inverno

L’OPI, acronimo di October Pattern Index, è un indice meteorologico sperimentale ideato da un gruppo di ricercatori italiani e riconosciuto per la sua capacità predittiva nel delineare il comportamento del vortice polare e quindi le tendenze dell’inverno successivo. Si basa sullo studio delle configurazioni atmosferiche che si verificano nel mese di ottobre, in particolare sull’andamento delle onde planetarie e sul posizionamento delle aree di alta e bassa pressione nell’emisfero nord.
Quando l’indice OPI assume valori negativi, tende a indicare una maggiore predisposizione del vortice polare a essere disturbato e, di conseguenza, un inverno più dinamico e freddo sull’Europa. Quest’anno, proprio l’andamento dell’OPI sembra confermare una stagione potenzialmente movimentata, con periodi di freddo e neve anche di rilievo.

Due finestre temporali da monitorare

Le analisi del team CSCT Meteo individuano due finestre principali durante le quali il rischio di ondate fredde sull’Europa e sull’Italia potrebbe essere più elevato. La prima riguarda il periodo compreso tra la fine di novembre e la prima parte di dicembre, mentre la seconda finestra è collocata tra la fine di dicembre e il 10 gennaio circa.
In entrambe le fasi, secondo i calcoli dell’indice OPI, potrebbero attivarsi importanti onde atlantiche capaci di innescare disturbi nel vortice polare. Questo tipo di configurazione potrebbe determinare una maggiore probabilità di discese d’aria fredda di matrice artica o artico-continentale verso l’Europa e il bacino del Mediterraneo, aprendo così la strada a episodi invernali anche di rilievo.

Attività d’onda e blocchi atlantici: i motori del cambiamento

Il possibile attivarsi di onde di Rossby particolarmente pronunciate sull’Atlantico rappresenta il meccanismo chiave che potrebbe alterare la circolazione atmosferica a scala emisferica. Se tali onde riusciranno a propagarsi verso le alte latitudini, potrebbero determinare blocchi di alta pressione sull’Atlantico settentrionale o sulla Scandinavia, in grado di deviare il flusso zonale e favorire la discesa di aria molto fredda dai quadranti orientali.
È in questo contesto che l’Italia potrebbe trovarsi esposta a correnti gelide di origine russa, in grado di portare nevicate fino a quote basse e un repentino crollo delle temperature. Questi fenomeni diventano più probabili quando il blocco atlantico riesce ad “agganciarsi” con l’alta pressione russo-siberiana, creando un corridoio ideale per le masse d’aria gelida continentale.

E se arrivasse il Burian?

Tra gli scenari estremi ipotizzati dai modelli stagionali e dall’interpretazione dell’indice OPI, compare anche la possibilità – al momento non prevalente ma reale – di un evento di tipo Burian.
Il Burian, o Buran, è un vento gelido e secco proveniente dalle steppe russe e dalla Siberia, capace di spazzare l’Europa centro-orientale e, in alcune configurazioni, raggiungere anche l’Italia. Si tratta di una delle situazioni meteorologiche più intense che possano verificarsi nel nostro continente, spesso accompagnata da gelate diffuse, nevicate fino in pianura e temperature ampiamente sotto lo zero.
Perché questo accada, serve un preciso allineamento di fattori: un blocco atlantico stabile, un vortice polare disturbato e un aggancio diretto tra l’alta pressione scandinava e quella russa. In uno dei due periodi individuati – fine novembre/prima metà di dicembre o fine dicembre/inizio gennaio – questo scenario potrebbe verificarsi, portando l’Europa e l’Italia in una fase di gelo intenso e persistente.

I segnali ci sono, ma serve cautela

Al momento, è importante ribadire che si tratta di tendenze stagionali e non di previsioni deterministiche. Tuttavia, il fatto che diversi modelli e indici convergano verso una stagione invernale dinamica e fredda è un elemento di grande interesse scientifico.
La combinazione tra OPI negativo, vortice polare debole e attività ondulatoria atlantica vivace suggerisce che il Mediterraneo centrale potrebbe non rimanere ai margini delle irruzioni fredde.
Il mese di novembre, dunque, potrebbe rappresentare solo il preludio a una stagione che promette fasi invernali di rilievo, specie nella transizione tra novembre e dicembre e poi ancora tra dicembre e gennaio.

Freddo e neve: un inverno con carattere

Sebbene sia presto per parlare di date precise e di entità degli eventi, la tendenza che emerge è chiara: freddo e neve non tarderanno molto a mostrarsi anche sull’Italia.
Le due finestre temporali individuate dal modello OPI coincidono con i momenti in cui statisticamente il vortice polare tende a essere più vulnerabile ai disturbi. Se queste dinamiche si concretizzeranno, l’Italia potrebbe sperimentare ondate fredde significative già entro la fine di novembre, con neve sulle Alpi e sull’Appennino, e non è escluso che qualche episodio più estremo possa manifestarsi anche a quote più basse.
L’inverno, insomma, potrebbe partire con il piede giusto, lasciandosi alle spalle l’autunno mite e regalando il primo vero assaggio di gelo e neve già nelle prossime settimane.

Conclusione: un inverno da seguire passo dopo passo

L’indice OPI e le sue correlazioni con la circolazione emisferica forniscono segnali importanti: due possibili fasi fredde da fine novembre a inizio gennaio, con la possibilità, se le condizioni lo permetteranno, che arrivi persino il Burian.
Naturalmente serviranno ulteriori conferme, ma la direzione è tracciata: il freddo e la neve non tarderanno molto, e la stagione invernale 2025/26 sembra avere tutte le potenzialità per sorprendere.
Sarà dunque fondamentale monitorare con attenzione i prossimi aggiornamenti modellistici per capire se e quando l’Italia potrà vivere le prime vere ondate di gelo della stagione.

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✍️ Articolo originale a cura della Redazione Meteo Puglia – Analisi a lungo termine




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