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Le ultime proiezioni a medio-lungo termine iniziano a suggerire un possibile cambiamento significativo del pattern atmosferico nel corso di dicembre. Se le dinamiche attese dovessero allinearsi, le regioni del medio-basso Adriatico potrebbero essere le prime a sperimentare la prima vera ondata di freddo e neve della stagione. Ecco cosa mostrano le tendenze. Un dicembre che potrebbe sorprendere Il mese di dicembre, spesso altalenante negli ultimi anni tra periodi miti e brevi fasi fredde, questa volta potrebbe assumere un volto più invernale. La prima parte del mese sembra ancora destinata a trascorrere senza particolari scossoni, con un clima generalmente variabile e un contenuto scarto dalle medie climatiche. Tuttavia, osservando le dinamiche più profonde della circolazione emisferica, emergono segnali che meritano attenzione. Perché il Canadian Warming potrebbe aprire la strada al freddo Il Canadian Warming tende a deformare il Vortice Polare, indebolendolo in alcune sue sezioni e favorendo localmente un’accelerazione delle westerlies in uscita dall’America settentrionale. Nella pratica, questo comporta un temporaneo rinforzo delle correnti zonali, motivo per cui la prima decade di dicembre difficilmente mostrerà segnali d’inverno vero. La seconda decade di dicembre nel mirino: arriva il primo blocco atlantico? L’ipotesi più gettonata nelle ultimissime emissioni modellistiche riguarda un possibile blocco tra Regno Unito, Scandinavia e Atlantico settentrionale. È un tipo di configurazione ben noto agli appassionati di meteorologia: quando l’anticiclone si solleva verso nord-ovest, la porta dell’Europa orientale tende ad aprirsi alle correnti fredde provenienti dalla Russia o dal mar Artico. Perché Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia sono le più esposte Le irruzioni fredde orientali trovano nell’Adriatico la “corsia preferenziale” ideale per scendere verso sud. Lungo questo tragitto il mare fornisce umidità, mentre l’aria fredda in quota attiva intensi contrasti termici: la combinazione perfetta per generare precipitazioni anche organizzate. Proprio sul lato pugliese, in particolare in caso di termiche molto negative a 850 hPa, non sono da escludere fioccate fino al piano, soprattutto nelle aree interne e nel Foggiano. La neve in pianura: un’ipotesi non remota Le simulazioni più spinte mostrano termiche che, per alcune ore o anche un paio di giorni, potrebbero scendere ben al di sotto della soglia critica dei -5/-7°C a 850 hPa. Quanto è affidabile questa tendenza? È fondamentale ribadire che ci troviamo ancora nel campo delle proiezioni stagionali e sub-stagionali. La distanza temporale non consente al momento certezze, ma consente sì di individuare pattern ricorrenti nei principali modelli. Conclusioni: dicembre potrebbe davvero portarci la prima neve seria Se il blocco atlantico dovesse attivarsi come previsto, il freddo arriverebbe in Italia dalla porta più efficace: quella balcanica. E con esso, le prime vere nevicate della stagione per Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia, localmente fino in pianura. 👉 LINK: MODELLO WRF-LAM METEOPUGLIA LEGGI ANCHE: Quando arriva la NEVE al Centro-Sud? Gelo a DICEMBRE? NEVE su ABRUZZO, MOLISE, BASILICATA e PUGLIA, ECCO quando sarà possibile ⸻ ✍️ Articolo originale a cura della Redazione Meteo Puglia – Analisi e Tendenze a lungo termine
Negli ultimi giorni è avvenuto un Canadian Warming, un riscaldamento stratosferico localizzato sull’area canadese che, pur non avendo prodotto effetti immediati in Europa, rappresenta un tassello importante nella costruzione degli equilibri atmosferici successivi. Questo tipo di evento, infatti, non genera quasi mai una risposta fredda immediata, ma può contribuire, a distanza di giorni o settimane, a modificare il comportamento del Vortice Polare.
La parte interessante, però, arriva subito dopo: quando il getto si “stanca”, ovvero quando la fase di accelerazione inizia a perdere potenza, può subentrare una brusca frenata. Ed è proprio in questa finestra atmosferica che, secondo diversi modelli matematici, potrebbe instaurarsi un blocco atlantico capace di deviare le correnti fredde verso l’Europa sud-orientale.
Se questo schema venisse confermato, l’Italia non sarebbe colpita ovunque in maniera uniforme. A risultare maggiormente esposte sarebbero soprattutto le regioni del medio-basso Adriatico, quelle che meglio rispondono alle irruzioni fredde da est.
In una situazione di blocco atlantico consolidato, le regioni più coinvolte sarebbero:
• Abruzzo, con possibili nevicate fino in pianura se l’irruzione sarà continentale;
• Molise, spesso colpito in modo diretto nelle discese fredde da nord-est;
• Basilicata, soprattutto il Potentino, zona molto sensibile ai venti balcanici;
• Puglia, con il Gargano e il Sub-Appennino Dauno in prima linea, ma con possibilità di coinvolgimento anche del Tavoliere in caso di termiche più severe.
Una configurazione del genere sarebbe più che sufficiente a portare neve in pianura lungo il versante adriatico, anche nelle regioni del Sud. È ancora presto per parlare di accumuli o dettagli locali, ma il segnale è presente e va monitorato con attenzione.
L’elemento da osservare, nei prossimi giorni, sarà l’evoluzione del Vortice Polare: se dovesse mostrare ulteriori segni di fragilità, allora aumenterebbero sensibilmente le chance di un’ondata fredda strutturata nella seconda decade di dicembre.
Tuttavia, anche solo il fatto che più modelli inizino ad allinearsi su un’ipotesi di raffreddamento rende questo scenario tutt’altro che marginale.
Un quadro, questo, che merita grande attenzione e che potrebbe segnare l’avvio “ufficiale” dell’inverno 2025/26 sul versante adriatico.
Nei prossimi aggiornamenti capiremo se l’impianto atmosferico sarà confermato o se si orienterà verso scenari più miti.