CLIMA: TAGLI alle EMISSIONI di Co2, bisogna INTERVENIRE con URGENZA, ecco la DECISIONE dei PAESI mondiali


di  Redazione, 09-06-2021 ore 12:30      Condividi su facebook  Condividi su whatsapp  


I Ventisette stati hanno mandato proprio qualche giorno fa alla Commissione europea un ampio pacchetto di proposte legislative con cui raggiungere il nuovo obiettivo climatico dell’Unione europea: una riduzione del 55% delle emissioni nocive entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990). La discussione tra i capi di Stato e di governo ha tuttavia messo in luce differenze fra i Paesi membri sui contributi di ciascun Paese nel raggiungimento di un target che è collettivo. Tre i principali capitoli del pacchetto legislativo atteso a metà luglio e composto da 12 testi: una riforma del mercato di scambio delle quote di emissione (noto con l’acronimo inglese ETS); norme che regolamentino gli sforzi di ciascun Paese a seconda della propria ricchezza nazionale; e una riforma della tassazione dell’energia (si veda Il Sole 24 Ore di domenica). «L’obiettivo della discussione era di permettere ai governi di presentare le loro esigenze», ricordava ieri un diplomatico europeo.

«Il Consiglio europeo invita la Commissione a presentare rapidamente il suo pacchetto legislativo insieme ad un esame approfondito dell’impatto ambientale, economico e sociale a livello degli Stati membri», si legge nelle conclusioni del vertice europeo che si è svolto tra lunedì e ieri a Bruxelles. Un paragrafo intero del canovaccio negoziato a livello diplomatico e dedicato agli sforzi nazionali è sparito nella versione finale, a conferma del tema controverso tra i Ventisette. In questo senso, è significativa la scelta di introdurre nelle conclusioni del vertice la richiesta di effettuare studi d’impatto per ciascun Stato membro. I Ventisette non hanno raggiunto una intesa sulla metodologia da applicare per calcolare l’obiettivo nazionale. Il calcolo dovrebbe basarsi sul prodotto interno lordo pro capite, ma i Paesi hanno esigenze particolari. Lo stesso governo italiano vorrebbe che i dati non fossero quelli del 2013, penalizzanti dopo il recente crollo del Pil.

A titolo di esempio, l’attuale obiettivo climatico prevede a livello comunitario una diminuzione delle emissioni nocive del 40% entro il 2030. Ebbene, questo target si declina a livello nazionale in modo molto diverso da Paese a Paese, a seconda della ricchezza nazionale del singolo Stato membro: la Bulgaria deve mantenere le emissioni stabili ai livelli del 2005; mentre la Polonia deve ridurle del 7%, la Germania del 38% e la Svezia addirittura del 40 per cento.

In buona sostanza, il confronto è sempre tra Est e Ovest. Al primo gruppo appartengono Paesi spesso meno ricchi e più inquinanti; allorché nel secondo gruppo vi sono soprattutto Paesi più ricchi e possibilmente anche meno inquinanti, almeno in alcuni settori. In questo contesto, Bruxelles sta lavorando a un ampliamento del ruolo del mercato ETS, comprendendo oltre che il settore energetico e l’industria anche il trasporto e il settore edile.

«L’attuale sistema funziona bene», ha sostenuto durante una conferenza stampa la presidente dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen, che ha insistito sulla necessità di trovare un compromesso che sia «socialmente equo». Molti governi temono però che ampliare il sistema ETS ai trasporti possa comportare un aumento dei prezzi al consumo. Preoccupato di creare tensioni politiche, il premier olandese Mark Rutte ha avvertito: «Dobbiamo evitare di pesare sulle famiglie».

Nella conferenza stampa conclusiva di ieri pomeriggio, il presidente Michel ha spiegato che i Ventisette torneranno a discutere della questione clima dopo che la Commissione europea avrà presentato le sue iniziative legislative. Solo allora, ha commentato il presidente francese Emmanuel Macron, si potranno valutare «i meccanismi di accompagnamento necessari ai Paesi membri per i quali gli sforzi e le conseguenze sociali sono più importanti».




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